Il Trattato universale di Urbano Monte

Alessandro Tedesco


Il Trattato universale. Descrittione et sito de tutta la Terra sin qui conosciuta – imponente fatica del nobile milanese Urbano Monte – è opera ben nota, sia ai bibliografi che agli studiosi di storia della geografia e della cartografia, e – in quanto tale – è stata oggetto di diverse attenzioni nel corso dei secoli. Dalla prima segnalazione dell’Argelati (metà del XVIII secolo)[1] dei due codici che tramandavano il Trattato, fiorirono vari studi che – a partire dalla metà del XX secolo – arrivano fino ad anni molto recenti: indagini che si soffermano in maniera approfondita sulla natura del testo e sulle raffigurazioni cartografiche contenute nei diversi testimoni dell’opera.

In tal senso, il contributo che si vuole dare in questa sede non si prefigge di apportare un carattere di novità rispetto a quanto già noto sul Trattato di Urbano Monte, ma vuole bensì ripercorrere, da un lato, gli interessi e gli eventi che spinsero Urbano Monte ad avviare questo lavoro cartografico, dall’altro, i testimoni che tramandano il Trattato e infine – dopo aver delineato brevemente gli snodi principali all’interno del panorama degli studi sull’opera – metterne in evidenza le caratteristiche principali: la sua struttura quindi e la natura del suo contenuto.

Oltre a ciò, si fornisce una scheda catalografica analitica del manoscritto del Trattato conservato presso la Biblioteca «Cardinale Carlo Maria Martini» del Seminario Arcivescovile di Milano.

ᐅ Scheda catalografica del manoscritto FV.B-VII-56

La nascita dell’Opera

Urbano Monti, o Monte (come egli stesso si firmava), fu un nobile milanese che visse nel sedicesimo secolo: nacque il 16 agosto 1544 e morì il 15 maggio 1613[2]. Le informazioni sul personaggio e sulla sua famiglia non mancano e si ricavano principalmente da una altra opera di Urbano Monte: si tratta di una cronaca manoscritta dal titolo Delle cose più notabili successe nella città di Milano che narra la storia della sua casata, ricostruendone anche l’albero genealogico[3]. Fu uomo assai timorato che non occupò mai cariche pubbliche e che nel corso della vita si dedicò all’amministrazione dei beni di famiglia, alle opere pie e agli studi: i suoi interessi riguardavano principalmente la storia, la cartografia e la trattatistica legata ai viaggi e alle scoperte geografiche.

Sono quindi proprio questi campi di indagine, coltivati negli anni da Urbano Monte, che permetteranno la nascita del Trattato universale che descriverà, e soprattutto rappresenterà, il mondo allora conosciuto. In particolar modo, è verosimile legare questa iniziativa a un evento specifico, descritto da Urbano Monte nel quarto libro della sua cronaca sulla città di Milano: l’incontro con la prima ambasceria giunta dal Giappone per rendere omaggio al papa, nell’anno 1585. Nel testo della cronaca viene ricostruito il pellegrinaggio della delegazione nipponica in tutte le sue varie tappe, per soffermarsi poi sulla sosta che questa fece nella città di Milano. Durante il passaggio milanese, Urbano Monte ebbe modo di osservare direttamente i delegati orientali e di raccogliere diverse informazioni e notizie sul Giappone. In seguito, trasporrà tutti questi dati in una carta geografica, dal titolo Descrittione e sito del Giapone, da lui disegnata e stampata nel 1589 dallo stampatore Piccaglia[4]. Questo primo saggio cartografico fu quindi, molto verosimilmente, il motore che spinse Urbano Monte ad avviare la realizzazione del suo Trattato universale, opera in cui avrebbe esteso quanto fatto per la terra del Giappone a tutto il globo terracqueo.

I codici superstiti

Il Trattato universale di Urbano Monte, iniziato quindi attorno al 1585, si conserva oggi in tre codici autografi, diversi tra loro. Il manoscritto emerso alla luce più recentemente è quello acquistato (nell’ottobre del 2017) dal David Rumsey Map Center, presso la Stanford University (California) [5]: il codice, con segnatura G1015.M6 1587 F, è stato interamente digitalizzato e le riproduzioni sono quindi disponibili online sul sito della David Rumsey Map Collection[6]. In questo esemplare, che pare costituire una prima copia di lavoro di Urbano Monte, si conservano solo le tavole con le rappresentazioni cartografiche, manca invece il testo del Trattato. Tuttavia, il fatto che le carte su cui sono riprodotte le tavole presentino la numerazione complessiva del Trattato (così come il titolo corrente Terzo Libro e il cartiglio che aggiorna e corregge – di fatto all’anno 1590 – il ritratto di Urbano Monte, alla tavola n. 42) può lasciar supporre che anche per questa copia fosse esistita (o fosse prevista) la parte di testo. In ogni caso, l’unica data riportata sul codice è quella dell’anno 1587 (alla tavola n. 42), che sancisce il termine del lavoro sulle tavole del mappamondo contenute nel terzo libro.

Il secondo testimone, datato all’anno 1590, tramanda invece il Trattato in quella che si può definire come la bella copia dell’opera realizzata da Urbano Monte. Il codice in questione, completo di testo e tavole, è conservato presso la Biblioteca «Cardinal Carlo Maria Martini» del Seminario Arcivescovile di Milano, nel Fondo Valentini con segnatura di collocazione FV.B-VII-56. Il codice è datato al frontespizio all’anno 1590 (anno in cui vennero terminati il primo, il secondo e il quarto libro), ma la datazione riportata nella tavola 42 è la medesima del codice conservato presso il David Rumsey Map Center: 1587, come già ricordato, anno di termine delle tavole (e forse anche del terzo libro a esse riferito)[7]. Le tavole appaiono tracciate e colorate in maniera più accurata e sono arricchite di vari particolari: animali, mostri marini, imbarcazioni.

Un ultimo testimone, che ci parla, da un lato, della volontà di Urbano Monte di riformare la proiezione delle tavole e, dall’altro, di provare a dare alle stampe la sua opera, è quello conservato presso la Biblioteca Ambrosiana a Milano (con segnatura di collocazione A 260 inf.)[8]. In questa copia – così come in quella della biblioteca del Seminario – è presente il testo del trattato in forma manoscritta, mentre le tavole sono stampate con la tecnica della calcografica. Infatti, nel luglio del 1603, Urbano Monte aveva ottenuto un privilegio quindicinale dal governatore di Milano per la stampa dell’opera e il codice ambrosiano può esser quindi considerato una sorta di prova di stampa. Purtroppo, l’iniziativa – volta a creare una vera e propria edizione del Trattato – non avrà mai luogo: Urbano Monte riuscirà solo a fare incidere le lastre in rame e a fare stampare una prima di prova di stampa (sulle ragioni che portarono al fallimento della pubblicazione del Trattato si dirà tra poco). Interessante, inoltre, ma anche di questo si dirà più avanti, è l’attività di revisione delle illustrazioni, con la quale Urbano Monte tentò di correggere la proiezione adottata per le rappresentazioni cartografiche, soprattutto in relazione alle terre a sud dell’equatore (questa revisione durò almeno fino all’anno 1604, data che appare sui rami dell’esemplare conservato presso la Biblioteca Ambrosiana).

Le principali tappe nello studio del Trattato universale

Prima di soffermarsi sulle caratteristiche strutturali e formali dell’opera, si dà conto delle principali tappe degli studi che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a illuminare il Trattato universale di Urbano Monte.

La prima segnalazione del Trattato è contenuta all’interno della Bibliotheca scriptorum mediolanensium di Filippo Argelati, a metà del XVIII secolo. L’Argelati descrive due codici che tramandano il testo e le tavole: il primo è quello custodito – ancora oggi – presso la biblioteca Ambrosiana, mentre il secondo viene identificato presso la biblioteca del conte Cesare Monti (si tratta di quello oggi conservato presso la biblioteca del Seminario di Milano). Da notare come la legatura del secondo codice descritto – a questa altezza – sia ancora nella sua forma originale, oggi perduta a seguito di un restauro di fine XIX secolo, inizio XX secolo.

Codex MS. in fol. max. signat. A. num. 260. Servatur in Bibliotheca Ambrosiana. […] Extat aliud Exemplar MS. in fol. imper. in Bibliotheca olim Comitis Cæsar Montii, Villoso serico rubro, atque argenteis bracteis ornatum[9].

Accanto a vari contributi che, a cavallo tra la prima e la seconda metà del XX secolo, si concentrarono maggiormente sulla cronaca Delle cose più notabili successe nella città di Milano e sulla tavola intitolata Descrittione e sito del Giapone[10], il primo importante studio sul Trattato universale è quello offerto da Roberto Amalgià nel 1941[11]. Lo studioso – geografo, storico della geografia e della cartografia, esploratore e naturalista – analizza in dettaglio i due codici preservati oggi in Italia (il terzo era all’epoca sconosciuto), soffermandosi in maniera molto dettagliata soprattutto su quello conservato presso l’Ambrosiana, esaminando le varie calcografie, valutando la proiezione adottata nelle rappresentazioni cartografiche e analizzandone gli elementi caratterizzanti.

Ed è proprio il contributo dell’ Amalgià che darà il via agli studi successivi di storia della geografia e della cartografia che – a partire da Rainero nel 1987[12] (il primo a dare notizia del codice conservato oggi presso il David Rumsey Map Center) – indagheranno più in dettaglio le caratteristiche dell’opera.

Prima di passare in rassegna i principali interventi che si sono concentrati sul Trattato nel corso del XXI secolo, va segnalato come la copia conservata presso la biblioteca del Seminario di Milano sia stata oggetto, a partire dal 1994, di una particolare attenzione volta a riprodurre il manoscritto. Il primo risultato è stata una edizione, curata dall’allora direttore della biblioteca Mario Ampollini, che descrive e riproduce (non in dimensione reale) tutte le tavole contenenti le varie rappresentazioni cartografiche; precede il tutto, sempre a cura di Ampollini, la ricostruzione delle caratteristiche dell’opera e della storia della copia[13]. Successivamente, nel 1999, a cura di Novantiqua Multimedia, è stato realizzato un CD-ROM interattivo con tutte le tavole, dettagli delle stesse e i testi di Ampollini (già contenuti nell’edizione del 1994)[14]. A fianco di questo CD-ROM è stato stampato un esemplare anastatico della copia, conservato sempre presso la biblioteca del Seminario con segnatura FV.B-VII-56/AN.

Venendo quindi a tempi più recenti, chi ha maggiormente indagato il Trattato di Urbano Monte – dal punto di vista della storia della geografia e della cartografia – è Annalisa D’Ascenzo che, tra il 2011 e il 2012, ha dedicato un corposo articolo e successivamente una monografia all’opera di Urbano Monte[15]. Interessante anche il più recente articolo del 2018, sempre di Annalisa D’Ascenzo, che ripercorre le fasi che hanno portato alla luce la terza copia del Trattato, ora presso il David Rumsey Map Center[16].

In relazione a questa importante acquisizione e alla contestuale digitalizzazione e messa online delle tavole del Trattato, si segnala il catalogo A Mind at Work, realizzato in occasione della conferenza sulla cartografia svoltasi nel 2017 presso il David Rumsey Map Center[17]. A questo catalogo va aggiunto il contributo dello studioso statunitense Chet Van Duzer che, a conclusione del periodo di ricerca presso il David Rumsey Map Center, ha dedicato al Trattato un articolo che indaga nuovamente le differenze tra le tre copie e le fonti su cui Urbano Monte si sarebbe appoggiato per realizzare il suo Trattato[18]. A questi contribuiti di carattere scientifico, si affiancano vari articoli o riferimenti online di carattere generosamente divulgativo sul testo del Trattato (sorti anche grazie alla visibilità data dalle digitalizzazioni del David Rumsey Map Center).

L’ultimo lavoro di Annalisa D’Ascenzo sul Trattato di Urbano Monte è contenuto nella monumentale opera Cartografia e topografia italiana del XVI secolo. Catalogo ragionato delle opere a stampa di Stefano Bifolco e Fabrizio Ronca (che riporta a sua volta la descrizione dei tre manoscritti del Trattato universale)[19]: qui la studiosa ricostruisce il lungo e articolato travaglio di Urbano Monte riguardo alla migliore proiezione da adottare nei suoi planisferi[20].

Struttura e caratteristiche del Trattato universale

Il Tratto universale di Urbano Monte è una opera monumentale divisa in quattro libri. In ogni libro, il tema generale – la descrizione e la rappresentazione del globo – viene affrontato da punti di vista differenti. Come già ricordato, il primo libro a essere prodotto fu il terzo, il cui fulcro sono le 60 tavole che raffigurano il globo terracqueo (termine dei lavori su questo libro è l’anno 1587); i restanti libri sono invece successivi e – come riporta il frontespizio del manoscritto conservato presso la biblioteca del Seminario Arcivescovile di Milano – furono realizzati entro l’anno 1590.

Il Primo Libro tratta varie questioni di cosmografia che evidenziano come l’autore si appoggiasse a conoscenze e cognizioni abbastanza diffuse in Italia e in Europa occidentale alla fine del secolo XVI, senza apportare quindi un carattere di particolare innovazione scientifica. Il Secondo Libro, più breve, è invece una sorta di compendio di termini e strumentazioni geografiche utili per comprendere il contenuto delle mappe successive (poli, equatore, latitudine e longitudine). Il Terzo Libro contiene invece il Trattato vero e proprio, il “tesoro” dell’opera di Urbano Monte come lo definisce giustamente Annalisa D’ Ascenzo[21]: si tratta di 60 tavole, riprodotte su dei bifogli imbraghettati alla legatura e inframmezzati al testo, contenenti le carte geografiche raffiguranti il globo terracqueo. Ogni tavola riproduce una porzione del pianeta ed è seguita dalla descrizione della tavola stessa, più o meno dettagliata a seconda della porzione terrestre rappresentata e delle conoscenze relative alla stessa.

Questo libro è certamente il più originale, sia per quelli che sono la cura e l’aggiornamento delle informazioni che per il disegno delle varie terre, isole e continenti; a questo si aggiunga che le tavole sono ricche di particolari curiosi e ricercati: ritratti di personaggi importanti, di animali reali e fantastici, di mostri marini e di flotte che solcano gli oceani a vele spiegate. Il tipo di proiezione adottata da Urbano Monte – che non era geografo o cartografo di professione – nel tentativo di restituire la tridimensionalità del pianeta in una raffigurazione piana, è la proiezione polare: il Polo Nord è al centro, le diverse carte sono disposte secondo fasce concentriche e il Polo Sud risulta situato nella circonferenza esterna. Le varie tavole, come si dirà in chiusura, erano pensate per essere montate assieme su di un sopporto (che potesse anche essere ruotato), in modo da formare un vero e proprio mappamondo di circa 140 centimetri di raggio.

Se è vero che l’aspetto delle carte di Urbano Monte risulta oggi molto suggestivo, al contrario – all’epoca della loro realizzazione – la proiezione adottata per disegnarle doveva apparire come abbastanza antiquata. Infatti, pur nel tentativo di raffigurare la tridimensionalità del globo, le carte geografiche del Trattato richiamavano alla mente più una mappa mundi medievale che una carta moderna come quelle che si stavano diffondendo in Europa e che saranno basate sulla proiezione di Mercatore. Ed è proprio in relazione a questa problematica, di cui l’autore con grande probabilità si rese conto, che va inserito il lavoro di revisione della proiezione e di aggiornamento del testo che Urbano Monte operò dal 1590 fino almeno al 1604. Questo lavorio traspare – come già ricordato – dalla copia dell’Ambrosiana dove, pur mantenendo la proiezione polare (le terre a nord dell’equatore restano inalterate), le terre a sud dell’equatore vengono divise in quattro spicchi che raggiungono diversi punti della circonferenza; contestualmente – oltre alle tavole – anche il testo del trattato è oggetto di vari aggiustamenti.

Il Quarto Libro, infine, è destinato ad accogliere altre 14 tavole, non numerate, in cui sono rappresentati (e decritti poi nella parte di testo) diversi fenomeni, quali eclissi solari e lunari; risulta particolarmente suggestivo il calendario perpetuo che permette di calcolare le ore e minuti di cui sono formati i giorni e le notti dell’anno. Nelle diciotto carte finali sono contenuti gli Indici che permettono di muoversi all’interno dell’opera.

In chiusura, ci si sofferma brevemente su due tavole contenuto nel Trattato.

La tavola 14 raffigura, infatti, una grande porzione dell’Africa centro occidentale. In questa vengono tracciate le suddivisioni dei vari regni con le loro principali città (si tenga conto che molte porzioni più interne del continente erano ancora inesplorate all’epoca). Urbano Monte delinea e raffigura in questa tavola anche i corsi dei grandi fiumi (Nilo, Niger e Zaire), così come i grandi laghi del Centrafrica. Nella tavola spiccano inoltre le illustrazioni di vari animali selvaggi: cammello, dromedario, coccodrillo, pantera, leone e serpente. Lungo la costa si vedono invece le colonie portoghesi delle isole di Principe e di San Tomè che fungevano da centri di smistamento per la tratta degli schiavi neri verso le Americhe.

La tavola 23 raffigura invece una porzione dell’America del sud, corrispondente a parte del Perù, al Venezuela e a parte del Brasile, con la foresta Amazonica e il Rio delle Amazzoni. Nella zona del Perù sono evidenziate maggiormente quelle località e quei personaggi che ricordano la conquista degli Incas: la città reale di Cuzco e la città di Cajamarca dove Pizarro catturò Atahualpa, l’ultimo re. La versione che viene data delle vicende è quella carica dell’enfasi della conquista: in tal senso, si veda anche la raffigurazione di una nave che spara un colpo di cannone verso la costa al largo del Venezuela. Una visione dei fatti che, data la quasi contemporaneità degli stessi, non riusciva a valutare la tragedia dello sterminio dei popoli precolombiani. Questo si evince bene da un cartiglio, posto in alto a destra della tavola, in cui si possono leggere le parole messe in bocca al sovrano degli Incas dai conquistatori: “Quando sugietto a me quel novo mondo et al demonio ancor, era infelice, hora che è tuo sia molto giocondo”, così come dalla descrizione fatta degli indios dell’Amazzonia: “li Spagnoli socopersero questi paesi vi erano li canibali antropofagi che mangiavano carne humana, robustissimi, che nodando ancora, tiravano con l’arco frezze avvelenate, et dishabitavano li vicini per la fierezza e crudeltà loro.” Dal punto di vista geografico, spicca tutta quella porzione di carta dedicata a raffigurare il Rio delle Amazzoni e la foresta Amazzonica, qui rappresentata con il disegno di alberi ad alto fusto che vengono così descritti: “Qui sono arbori tanto grandi che vi vogliono quindeci homini a circondarne uno a bracia aperti”.

La riproduzione del frontespizio e della tavola 61 danno invece modo di concludere questo contributo mettendo l’accento su quale fosse l’intento effettivo di Urbano Monte nella produzione del suo Trattato: mettere a disposizione del pubblico non solo un libro, ma uno strumento geografico, le cui parti (in questo caso le tavole con le carte) potessero essere ritagliate e montate assieme per realizzare un vero mappamondo. In questa ottica, si comprende allora meglio la volontà di fare stampare l’opera: infatti, solo la produzione seriale di multipli del Trattato avrebbe dato a tutti la possibilità di “manomettere” la propria copia per farne un mappamondo. Purtroppo, questa iniziativa editoriale non vide mai la luce. Le ragioni che frenarono la produzione a stampa del Trattato sono diverse: il costo dell’operazione stessa, le problematiche legate alla proiezione adottata, il carattere non aggiornato di alcuni libri e l’incapacità di terminare la revisione dell’opera (come si evidenzia bene dalle continue correzioni apportate all’esemplare dell’Ambrosiana). A queste si aggiungano anche i problemi famigliari, legati soprattutto al figlio maggiore di Urbano Monte che adottò uno stile di vita dissoluto, e che contribuì a creare non poche difficoltà finanziarie al padre.

Al netto dell’insuccesso dell’impresa, la volontà di Urbano Monte traspare però bene sin dal frontespizio, dove si può leggere come queste “Tavole, si posciono, et s’insegnano a ridurre insieme, et di quelle | unirne, et formarne un Mapamondo intiero in forma piana circolare”: questa “guida” all’assemblaggio, promessa dall’autore al suo lettore (o meglio dire, fruitore), trova un vero e proprio riscontro all’interno del Trattato.

Parte di questo “manuale” è costituito proprio dalla tavola 61. Questa, infatti, non viene inserita da Urbano Monte per un semplice vezzo, ma svolge la funzione di riferimento visivo “sintetico” di come dovesse risultare il planisfero una volta montate tutte le tavole. Infatti, a c. 286r (i.e. 287r) prima della tavola 61, Urbano Monte descrive la figura qui riprodotta con queste parole:

Segue un picciolo Mapamondo fatto nel modo che ha da riuscire il grande | che si puo formare dalle Tavole, et altre cose poste in questo libro.

La guida vera e propria si trova invece al termine del libro terzo, subito prima della tavola 61 per l’appunto. In questa parte di testo, che occupa due intere pagine, viene spiegato nei minimi dettagli il processo per realizzare il mappamondo, partendo dal supporto su cui montare le tavole, che doveva essere largo e lungo ben cinque braccia (circa 3 metri) e che doveva avere la possibilità di girare su sé stesso, in modo che il mappamondo potesse essere guardato da diverse angolazioni e spiegando poi come disporre le tavole l’una accanto all’altra[22]. Piace allora chiudere questo contributo proprio con le parole di Urbano Monte che – nel descrivere il supporto su cui le tavole andavano disposte – lascia trasparire tutta la cura e la passione che dovette dedicare alla sua opera, mettendo in guardia un eventuale fruitore della stessa dal non rovinarla nella delicata operazione (autorizzata e incoraggiata dall’autore stesso) con cui avrebbe dovuto “fare a pezzi” il libro del Trattato universale per farne altro: uno strumento di studio e di indagine del mondo, un mappamondo.

Prima si deve ordinare una Tavola longa e larga cinque bracia come meglio sara grata a chi di questo mapamondo si diletta, o di Tela, | grossa inchiodata sopra un Telaro fatto in modo che con un gnomone o Police si possa sostenere e girare a torno, che cosi va | girato questo Mapamondo volendo vederlo minutamente in ogni sua parte overo sopra una Tavola d’asse leggieri | che stiano dritte acioche non si getti via l’opera.

Bibliografia

R. Almagià 1941, Un prezioso cimelio della cartografia italiana: il planisfero di Urbano Monti, in «La Bibliofilia. Rivista di storia del libro e delle arti grafiche di bibliografia ed erudizione», 43, pp. 156-193.

M. Ampollini 2007, Il Planisfero di Urbano Monte, in «Poesia. Mensile internazionale di cultura poetica», 20, pp. 72-74.

Anno 1585: Milano incontra il Giappone. Testimonianze della prima missione giapponese in Italia, Milano 1990.

L. Besozzi 1995, Gli ultimi anni di Urbano Monti geografo e cronista (1544-1613), in «Libri e documenti», 21, pp. 66-89.

A. D’Ascenzo 2011, L’ampliamento dell’orizzonte geografico e le rappresentazioni cartografiche nel XVI secolo. I mapamondi di Urbano Monte, in «Geostorie. Bollettino e Notiziario del Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici», 19, pp. 111-140.

A. D’Ascenzo 2012a, Cultura geografica e cartografica in Italia alla fine del Cinquecento. Il Trattato universale di Urbano Monte, Roma.

A. D’Ascenzo 2012b, Monti, Urbano (Monte dall’Angelo), in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, LXXVI, pp. 298-300.

D’Ascenzo 2018a, Il collezionismo e l’utilità degli studi di storia della cartografia. La recente fortuna del planisfero manoscritto di Urbano Monte, in «Geotema», 58, pp. 128-133.

D’Ascenzo 2018b, I più grandi planisferi in proiezione polare della prima età moderna (XVI-XVII secolo), in B. Stefano, F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo. Catalogo ragionato delle opere a stampa, Roma, pp. 165-168.

Filippo Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium…, 4 voll., Mediolani in ædibus Palatinis, 1745, III, colonne 957-959.

Le biblioteche milanesi. Manuale ad uso degli studiosi seguito dal saggio di un elenco di riviste e d’altre pubblicazioni periodiche che si trovano nelle biblioteche di Milano, a cura del Circolo filologico milanese, Milano 1914, p. 148.

T. Guglielmetti 1979, Il Giappone nella carta di Urbano Monte del 1589, in Incontri tra Occidente e Oriente. Saggi IV, Venezia, pp. 33-44.

B. A. Gutierrez 1938, La prima ambasceria giapponese in Italia. Dall’ignota cronaca di un diarista e cosmografo milanese della fine del XVI secolo, Milano.

A Mind at Work. Urbano Monte’s 60-Sheet Manuscript World Map, Standford 2017.

U. Monte 1994, Descrizione del mondo sin qui conosciuto, a cura di M. Ampollini, Lecco.

Paolo Morigia, La nobiltà di Milano…, In Milano nella stampa del quon. Pacifico Ponti, 1595, pp. 163-164.

OPAC-SeMi = Online Public Access Catalogue della Biblioteca «Cardinal Carlo Maria Martini» del Seminario Arcivescovile di Milano.

Filippo Picinelli, Ateneo dei letterati Milanesi…, In Milano nella stampa di Francesco Vignone, 1670, p. 515.

Il planisfero di Urbano Monte. Il fantastico mondo. Viaggio nella geografia del ’500 attraverso i testi del Fondo Valentini della Biblioteca del Seminario arcivescovile di Milano, Lecco 1999 (CD-ROM).

R. H. Rainero 1987, Un trattato inedito di un cartografo milanese del XVI secolo: Urbano Monte ed il suo “Trattato universale”, in Aspetti e problemi della geografia, a cura di G. Corna Pellegrini, Milano, II, pp. 639-652.

P. Revelli 1929, I codici ambrosiani di contenuto geografico, in «Fontes Ambrosiani», 1, p. 30, n. 21.

B. Stefano, F. Ronca 2018, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo. Catalogo ragionato delle opere a stampa, Roma, tav. 36, pp. 298-301.

C. Van Duzer 2020, Urbano Monte’s World Maps: Sources and Development, in «Imago Temporis. Medium Aevum», 14, pp. 415-435.

L. Villani 1953, La prima ambasceria giapponese in Italia e il diario milanese di Urbano Monte (1585), in «La Martinella di Milano», 7, pp. 621ss.


[1] Argelati 1745, colonna 958.

[2] Due profili dell’Urbano Monte vengono tracciati da autori a lui contemporanei o di poco posteriori: Morigia 1595, pp. 163-164 e Picinelli 1670, p. 515. Per un profilo biografico aggiornato si vedano Besozzi 1995, pp. 66-89 e  D’Ascenzo 2012b, pp. 298-300.

[3] Uniche copie note conservate presso la Biblioteca Ambrosiana (P 248-251 sup./ARBSM 2 col. 957) e la Biblioteca Braidense (solo il primo tomo, che differisce leggermente nel titolo: AG.XIV.10).

[4] Se ne conserva una copia in un codice dell’Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana di Milano (Cod. Triv. 1128, unità codicologica nr. XLII).

[5] Riguardo a questa copia, alla bibliografia relativa (compresi anche i vari cataloghi di aste) e alla sua acquisizione presso la collezione del David Rumsey Map Center (operazione in cui è stata coinvolta, in qualità di esperta di storia della geografica e della cartografia, anche la studiosa Annalisa D’Ascenzo), si veda D’Ascenzo 2018a, pp. 128-133.

[6] https://www.davidrumsey.com/luna/servlet/s/w05723.

[7] OPAC-SeMi: https://seminario.atcult.it/semarc/resource?uri=344780. Per la descrizione analitica del manoscritto si rimanda alla scheda catalografica.

[8] Il codice è descritto sommariamente in Revelli 1929, p. 30, n. 21. Schede catalografiche aggiornate: https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000030664; https://ambrosiana.comperio.it/opac/detail/view/ambro:catalog:27261.

[9] Argelati 1745, colonna 958.

[10] Gutierrez 1938; Villani 1953, pp. 621ss.; Guglielmetti 1979, pp. 33-44; Anno 1585: Milano incontra il Giappone 1990.

[11] Almagià 1941, pp. 156-193.

[12] Rainero 1987, pp. 639-652.

[13] Monte 1994; parte della prefazione è ripresa in Ampollini 2007, pp.72-74.

[14] Il planisfero di Urbano Monte 1999: due copie presso la biblioteca del Seminario, con segnatura di collocazione MM-A-123 e MM-A-124.

[15] D’Ascenzo 2011, pp. 111-140 e D’Ascenzo 2012a.

[16] D’Ascenzo 2018a, pp. 128-133.

[17] A Mind at Work 2017.

[18] Van Duzer 2020, pp. 415-435.

[19] B. Stefano, F. Ronca 2018, tav. 36, pp. 298-301.

[20] D’Ascenzo 2018b, pp. 165-168.

[21] D’Ascenzo 2018a, p. 129.

[22] Le riproduzioni digitali della copia conservata presso il  David Rumsey Map Center sono state assemblate digitalmente, al fine di realizzare quanto indicato da Urbano Monti: si veda qui il risultato finale https://www.davidrumsey.com/luna/servlet/s/5d972t.

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